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“Il nero è il colore più essenziale” scrive Redon in ‘A sé stesso’. Opera rivelatrice, di questo poeta visionario, affascinato dalla scienza, cultore e appassionato di letteratura. Il Cristo appartiene alla categoria di opere che Redon intitola “I Neri”, riferendosi ai suoi carboncini, alle incisioni e alle litografie eseguite dopo la guerra del 1870, quando ha affermato la sua individualità.
La figura del Cristo è relativamente rara nei suoi primi Neri, realizzati nel decennio tra il 1870 e il 1880, quando si profila una corrente di pensiero idealista. Redon moltiplicherà ulteriormente i suoi richiami al repertorio di rappresentazioni religiose – la figura di Buddha che si unisce a quella del Cristo – così adatto alla suggestione del mistero, all’evocazione di un clima di spiritualità, all’espressione di interrogativi di tipo metafisico.
Questo carboncino, eseguito secondo l’abitudine dell’artista su carta colorata, in questo caso gialla, ha preso, con l’aiuto del tempo e del fissante, un bel tono dorato. La materia vellutata, incisa a tratti, la profondità delle tonalità dei neri, la sfumatura creata dal gioco chiaro-scuro – derivante dalle decise opposizioni cromatiche – e della matita e della gomma, sono la testimonianza di una tecnica molto raffinata (Brita Velghe, 'Musée d'Art Moderne. Oeuvres choisies', Bruxelles, MRBAB, 2001, p. 58-59).
Translation by : Virginia Venieri (2010)